Un caso che ha dell’incredibile e che ci fa riflettere su quanto sia facile rimanere imbrigliati nel complesso sistema bancario.
Un episodio che solleva interrogativi sulle pratiche antifrode delle banche, evidenziando la difficoltà di trovare un equilibrio tra la tutela dei clienti e il rispetto della loro autonomia e privacy. A denunciarlo è un docente, che ha reso pubblico un atteggiamento a dir poco autoritario da parte degli istituti di credito. Ecco il caso di cui sta parlando il mondo e che fa preoccupare un po’ tutti.
Da più parti, sia a livello nazionale, che internazionale, si richiede una revisione del sistema bancario. Soprattutto di questi tempi di grandi difficoltà economiche, il rischio che alcuni istituti di credito (ovviamente non tutti) possano applicare dei comportamenti poco consoni è molto alto. Il fatto di cui vi parliamo oggi è esplicativo.
Sappiamo bene quanto la sicurezza bancaria sia importante, anzi, fondamentale, al giorno d’oggi. La maggior parte dei crimini, infatti, sono di natura economica e si muovono sul web. I criminali informatici, peraltro, riescono a escogitare metodi sempre più subdoli e sofisticati per accedere alle nostre finanze. Anche se è comprensibile che le banche adottino misure rigorose contro le frodi, il caso evidenzia come tali procedure possano diventare eccessivamente restrittive.
Bonifici bloccati dalle banche?
Un docente di Edimburgo ha denunciato la banca Starling per avergli impedito di effettuare un pagamento di 15.000 euro (12.800 sterline) a un’amica in Austria, paragonando il comportamento del team antifrode a quello di un regime autoritario. La situazione è degenerata quando, a seguito delle sue proteste, il conto corrente del professore è stato congelato.
John MacInnes, professore emerito di sociologia e statistica, ha descritto il trattamento ricevuto dalla banca come “sconcertante”, accusandola di aver fatto richieste irragionevoli e intrusive. Secondo MacInnes, Starling avrebbe chiesto prove dettagliate, come la corrispondenza tra la sua amica e il suo commercialista, prima di consentire la transazione.
Il motivo del pagamento era semplice: MacInnes voleva aiutare un’amica di lunga data in difficoltà economica temporanea. Dopo alcune telefonate per verificare l’identità della destinataria, il professore ha tentato di effettuare il bonifico tramite il suo conto Starling, ma la banca ha subito bloccato l’operazione per sospetto di attività fraudolenta.
Quando il professore è finalmente riuscito a parlare con un responsabile, gli è stato detto che, nonostante non vi fossero sospetti concreti di frode, sarebbe stato comunque necessario fornire documenti fiscali e vecchi scambi di e-mail per completare la verifica. Considerando queste richieste una violazione della privacy sia sua che della sua amica, MacInnes ha rifiutato di proseguire e ha criticato la banca per la sua insistenza.
Deciso a chiudere il conto a causa del trattamento ricevuto, il professore si è visto rispondere con la sospensione dell’accesso ai suoi fondi, un’azione che la banca ha giustificato affermando che avrebbe potuto tentare il trasferimento con altre modalità. MacInnes ha definito questa mossa “assurda”. Solo dopo che la vicenda è diventata di pubblico dominio, il conto è stato sbloccato e il pagamento finalmente autorizzato.